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Abbiamo bisogno di risorse, piani di sicurezza adeguati e nuove strategie didattiche

Nel corso degli anni di lavoro ne abbiamo viste di riforme scorrere sotto i ponti. Ci siamo rimessi sempre in discussione, con la passione e l’amore per il nostro lavoro.

L’ultima, però, è stata la prova più difficile di tutte perché ci ha colti all’improvviso, costringendoci a modificare le nostre abitudini consolidate nel corso del tempo.

Dover reinventare la didattica nel giro di un mese, cambiare strategie, modi di approcciarci con gli alunni, di spiegare e farsi capire a distanza. Inizialmente sembrava impossibile, ma poi, come nostra abitudine, ci siamo messi alla prova e abbiamo superato anche questo ostacolo enorme. Abbiamo potuto contare solo sul nostro senso del dovere e la nostra volontà di metterci in gioco.

Ma ora non bastano più, ci vuole ben altro. Occorrono risorse, piani di sicurezza adeguati, nuove strategie didattiche che si adattino ai bisogni degli alunni in questo difficile momento per tutti. Occorrono interventi radicali che salvaguardino il diritto allo studio per tutti gli alunni: dalla scuola dell’infanzia, alla secondaria di secondo grado. E poi alle università che in questa pandemia sono state completamente dimenticate.

Non bastano banchi con le rotelle monoposto, oppure qualche nuovo arredo per le aule o qualche tablet rottamato per agevolare le famiglie che non hanno possibilità di acquistarne uno nuovo per la DAD.

No, ora i nodi sono venuti tutti al pettine, le carenze accumulate negli anni sono venute tutte alla luce dei riflettori. È venuta fuori tutta la negligenza del passato fino ai nostri giorni. Ora non è più tempo di puntare il dito contro chi ci ha preceduti, ma di rimboccarsi le maniche e di rendere le nostre scuole degne delle scuole Europee. Perché i nostri studenti lo meritano perché non sono ragazzi di serie B.

Loro rivendicano il loro diritto di apprendere come è sancito nella “Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza“. Essi non sono numeri ma individui e come tali hanno diritto di essere considerati con i loro bisogni e le loro esigenze, che sicuramente non consistono in migliaia di banchi a rotelle acquistati con denaro pubblico che poteva essere utilizzato per altro.

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