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Maestra di inglese non madrelingua, la mancanza dell’accento british non è un limite per l’apprendimento

Per insegnare a bambini a leggere, scrivere e far di conto occorrono competenze specifiche, che ogni maestra che si sia trovata al suo primo incarico, dopo tanti studi fatti sa bene quanto siano necessarie.

Ricordo ancora le difficoltà che trovai e gli errori commessi, quando ancora precaria, passai all’insegnamento nella scuola primaria da quella secondaria.

Per insegnare ai bambini sono necessari empatia e competenze specifiche: conoscenze in psicologia dello sviluppo, in pedagogia, in didattica e conoscenze delle varie discipline oltre a tutto questo molta pratica. Se poi tra le discipline da insegnare c’è pure l’inglese, le cose si fanno ancora più complicate. Perché un conto è conoscere questa lingua, altro saperla pronunciare e altro ancora saperla insegnare.

L’inglese diventa alla primaria la seconda lingua e gli alunni continuano ad essere immersi per la maggior parte della loro vita in un ambiente veicolato dalla loro lingua madre. Ricordiamo che nella prima classe gli alunni si approcceranno con l’inglese solo per un’ora a settimana, due nella seconda e tre nella terza classe.

Perché vi sia l’apprendimento di questa L2, in un tempo così limitato, quello concesso dalla scuola, è necessario che vi sia una mediazione competente tra la lingua 2 e gli alunni, appunto quella della maestra di inglese, che sia soprattutto in grado di semplificare e selezionare quei contenuti da apprendere e memorizzare (lessico e struttura linguistica).

Solo questa semplificazione linguistica consente all’alunno l’accesso alla riflessione sulla lingua (metalinguistica) che è la condizione perché vi sia l’apprendimento.

Per cui il docente oltre a conoscere la lingua deve saper selezionare le attività da presentare, scegliere e ridurre all’essenziale sia i vocaboli che le strutture grammaticali da presentare e, se necessario, deve saper ricorrere alla L1 per spiegare il significato di un vocabolo o di una funzione comunicativa e per fare esempi che non sono ancora fruibili in L2.

Aggiungiamo poi che non si tratta soltanto di produrre un ascolto consapevole negli alunni e comprensibile, ma anche di prevederne poi situazioni e condizioni dove sia possibile la riproduzione di quanto appreso che è poi differente nello scritto e nel parlato.

Come maestra di inglese mi sono spesso trovata in imbarazzo nel constatare la differenza tra la mia pronuncia e quella che i cd dei testi inglesi in adozione presentano, mi rendo ben conto di non possedere tutti i suoni degli inglesi né le conoscenze approfondite della lingua.

Una differenza di pronuncia che è colta immediatamente dagli alunni e che a volte mi è stata anche fatta notare, ma alla fine so che i miei studi mi hanno dato i mezzi per favorire e mediare l’apprendimento, cosa che una madrelingua non è certo che abbia, e i cd mi danno i mezzi per sopperire ai miei difetti di pronuncia.

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