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Didattica a distanza

Cosa resterà di tutta questa scuola a distanza

Nei primi mesi dell’anno 2020, per evitare che le persone si ammalassero di Covid-19, si decise che bisognava insegnare stando lontano gli uni dagli altri (didattica a distanza). Fu deciso troppo velocemente da non far nascere il dubbio che questo nuovo modo di insegnare fosse già astrattamente pensato e si aspettasse il momento opportuno per proporlo.

Non è facile immaginare che questo nuovo modo di fare scuola fosse considerato poco maturo negli operatori della scuola, spesso ritenuti conservatori, rigidi ed insensibili alle innovazioni. La necessità e la consapevolezza di innovare fecero entrare il nuovo nelle relazioni dell’apprendimento di una scuola sbandierata come obsoleta, quasi a voler sostenere il pregiudizio che propaganda la mediocrità degli operatori per giustificare il loro misero salario, non adeguato a quello dei colleghi europei.

Gli insegnanti, armati della pazienza insuperabile e dalle capacità possedute, hanno dato vita ad un insegnamento interattivo a distanza, dimostrando che esso non è per nulla limitativo se si riesce a stabilire un legame che va oltre le distanze. Esse possono essere un punto di forza e non di debolezza in quanto rappresentano il legame di una nuova e proficua relazione empatica di gruppo del quale ogni membro si sente di appartenere.

Non sempre capita di sentirsi parte attiva di questa relazione e per ciò ci si sente abbandonati e meschini degli eventi tristi, perché sono tristi al punto da sconvolgere la vita di ognuno e ciascuno rischia di costruirsi un mondo parallelo e virtuale nel quale può perdersi e incontrare qualcosa che finisce per segnarlo per la vita.

La scuola è vita, è una comunità, è il confronto, è scontro tra generazioni, è il futuro, il presente ed il passato. La scuola non è un edificio, non è un’aula, non è un laboratorio, non sono e non possono essere i banchi con o senza rotelle. E’ un insieme di cose, è la storia e la speranza dell’umanità: è l’umanità che si ritrova e fa la sintesi secondo il modello hegeliano.

È una sintesi continua, è un aggiornamento del divenire. È il sapere. Sono le conoscenze. Sono le abilità. Tutte insieme consentono di poter scegliere ed applicare modelli cognitivi in ogni ambito applicativo: competenze. Chi possiede tali strumenti può sollecitare un gruppo precostituito per raggiungere obiettivi anche a distanza.

Non è una nuova didattica è la didattica di sempre. Non cambia il concetto di gruppo, cambia l’aspetto. Gli uomini, però, soprattutto nel processo di crescita, hanno bisogno di incontrarsi, di scambiarsi l’affetto anche con il tatto. La distanza non lo consente e l’esperimento a distanza diventa monco, benché produttivo di sani obiettivi raggiunti.

C’è bisogno di ritornare in presenza, perché è nell’intima natura umana incontrarsi e stringersi la mano, accarezzarsi, baciarsi. La parentesi potrebbe ritenersi chiusa una volta che siano terminate le ragioni che l’hanno aperta, se non fosse che tutto cambia e il nuovo piace sempre a qualcuno, anche se è già diventato obsoleto se non inutile.

Questa riflessione lascia immaginare una mediazione ed una sofferenza tra chi vuole incontrarsi a distanza e tra chi avverte forte la necessità di potersi toccare. Nessuno potrà negare l’efficacia della didattica a distanza per l’insegnamento rivolto a persone residenti in Paesi lontani che parlano lingue diverse e hanno l’opportunità di crescere assieme, anche attraverso mediazioni culturali e confronti tra culture diverse.

Non si può negare la sua utilità a studenti lavoratori che altrimenti avrebbero difficoltà a raggiungere la sede della scuola e sarebbero condannati a restare nell’angolo dello svantaggio nel quale sono “sistemati”. Non si può negare l’utilità di essa negli aggiornamenti professionali. Insomma, si è aperta una porta di una casa ove ci sono tante porte e ognuna conduce in una stanza ed in ciascuna di esse c’è un mondo dove si possono incontrare le persone accomunate dalla stessa finalità che possono entrare in empatia ed apprendere per apprendere.

Con l’empatia pure a distanza si può fare didattica, si può fare scuola, si può crescere, si può apprendere.

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