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Iscriversi all’università, le scelte sono sempre giuste?

La nostra vita si basa sempre su delle scelte: è meglio questo percorso oppure quello?  E’ meglio che parli o che stia zitto? …

Kierkegaard affronta sapientemente il tema della scelta, definendola come una decisione tra due alternative opposte ed inconciliabili che implica un’assunzione di responsabilità.  Non si sta parlando di “scelte semplici” (indosso un maglione giallo o uno rosso), ma di scelte importanti in cui l’una  esclude automaticamente l’altra.

La scelta di un percorso di studi, ad esempio, non è una scelta semplice, in quanto iscriversi al liceo classico piuttosto che all’istituto tecnico ha delle conseguenze sul successo formativo, sull’autostima e sulla realizzazione futura.

Gli studenti, in questa fase,  sono ancora troppo giovani per avere consapevolezza totale delle proprie propensioni e delle proprie capacità, per cui tale scelta viene solitamente demandata ai genitori, i quali si assumono la responsabilità di indirizzare i propri figli sulla base di quello che loro ritengono sia più opportuno (a volte va bene, a volte va male, comunque, c’è la possibilità di cambiare entro il primo periodo dell’anno scolastico).

Vorrei soffermarmi, però, sulla scelta della facoltà universitaria, diversa rispetto alla prima, perché effettuata in un momento in cui gli studenti sono molto più consapevoli di ciò che vogliono e, quindi, in grado di assumersi delle responsabilità intese come possibilità e progettualità.

Anche questa scelta, però, può essere fortemente condizionata da quelli che possono essere gli sbocchi lavorativi che quella determinata facoltà potrà dare e, non di rado, si finisce con il fare una scelta non sulla base delle proprie passioni e delle proprie aspirazioni, ma su ciò che quella laurea potrà offrire.

Ecco, quindi, che colui che si è immaginato come docente di filosofia, rinuncia a questa aspirazione – perché da più parti si sente dire che non avrà nessuna possibilità -, iscrivendosi, magari, in informatica e così via discorrendo. Scelte di questo tipo, nella maggior parte dei casi, sono fallimentari, dal momento che la mancanza di passione per quel percorso di studi, porterà ad abbandoni o a risultati al limite dell’accettabilità.

Tutto questo per dire ai futuri universitari:

Scegliete con il cuore, con la passione e non per quello che potrà darvi questo o quel percorso di studi; vivendo, infatti, in una società complessa in continuo cambiamento, nessuno è in grado di prevedere con certezza quello che il mondo del lavoro potrà richiedere fra 3-5 anni.

Ricordate sempre che il lavoro occuperà gran parte della vostro tempo e impiegarlo facendo ciò che si ama eviterà qualsiasi forma di stress e vi darà ogni giorno la spinta giusta per incominciare positivamente la giornata.

Tutto questo potrà anche non realizzarsi, ma crederci è importante, perché volere è potere.

In bocca la lupo a tutti voi!

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