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Comportamento a scuola

Assegnazione del voto di condotta, errori da non commettere

Gennaio è da sempre il mese di chiusura del primo periodo dell’anno scolastico, mese riassuntivo di quanto svolto e, con gli scrutini di fine quadrimestre, momento dedicato all’assegnazione del voto di condotta.

Tale voto non è solo un giudizio sommario sul comportamento, aggiungerei che interessa anche l’atteggiamento più o meno propositivo e collaborativo che lo studente ha in aula; la valutazione della condotta risulta però un voto aggiuntivo a quello didattico che va a completare la media delle performance ottenute.

Se nel primo biennio tale voto ha un peso relativo e poco influente, nel secondo biennio e in quinta determina il credito scolastico quindi, il suo valore cresce e con esso anche l’importanza della sua attribuzione.

Aggiungerei poi la criticità che deriva dalla necessità di sintetizzare in una valutazione numerica una componente altamente variabile: esprimere un giudizio sul comportamento dovrebbe implicare un’osservazione costante, puntuale e profonda dei nostri studenti.

Quali errori vengono commessi più frequentemente durante i Consigli di Classe nel formulare il voto di condotta?

Voto di condotta, gli errori più frequenti

Il primo errore è quello di collegare la condotta ai risultati didattici ottenuti. Spesso viene quasi naturale associare un bravo studente ad una brava persona e di conseguenza ritenere uno studente scarso o svogliato come una specie di “teppistello di strada”.

Purtroppo associare il rendimento didattico al valore della persona viene quasi naturale perché buoni voti ci spingono ad equiparare il secchione di turno ad un piccolo angelo.

Il secondo errore risiede nelle tabelle di attribuzione dei voti di condotta previsti dal PTOF dell’Istituto. A volte queste tabelle risultano essere troppo sommarie e poco dettagliate in termini di descrittori, traendo in ingannano il docente nelle sue considerazioni e nelle azioni correlate.

Spesso si tende a standardizzare i giudizi creando un inevitabile appiattimento dei voti e riducendo ogni forma di differenziazione.

Il terzo errore è il metodo operativo nella sua attribuzione: l’onere della proposta iniziale spesso tocca al solo, e direi solitario, Coordinatore che, solo in un secondo momento, chiede ai propri colleghi un facoltativo intervento di modifica o di conferma della proposta fatta.

Sarebbe corretto che ogni docente proponesse prima della riunione collegiale il proprio voto di condotta per poi discuterne e decidere in base alla maggioranza.

Questo procedimento richiederebbe uno sforzo da parte di tutti nell’osservare e segnalare il comportamento di ogni singolo studente durante tutte le ore di lezione.

Quarto errore è quello di farsi troppo condizionare dalle note indicate sul registro.

È risaputo di come alcuni docenti abusino di questo strumento come mezzo di conservazione o di rafforzamento del proprio potere sul gruppo classe. A volte poi le note non sono legate all’aspetto comportamentale, ma, erroneamente, a quello didattico. In questo caso un brutto voto sul registro sarebbe maggiormente auspicabile.

Purtroppo una giornata storta o un errore ci può stare e non ritengo giusto che quel singolo episodio debba incidere profondamente sul giudizio di un intero periodo.

Quinto e ultimo errore è quello di attribuire il 10 in condotta a studenti tranquilli, taciturni e remissivi rispetto a chi partecipa attivamente, pur dimostrando un forte carattere e una capacità di dialogo, anche se a volte accesa e un po’ polemica.

Nell’attribuzione del voto massimo credo sia fondamentale considerare la partecipazione attiva alla lezione e una predisposizione alla leadership all’interno delle dinamiche di gruppo.

Premiare un leader silenzioso rispetto a quello che si espone in modo troppo diretto e sincero non è propositivo se il nostro obiettivo è quello di instaurare un dialogo maggiormente aperto, costruttivo e coinvolgente.

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